Il post di oggi è un pò diverso dagli altri.
Stamattina, davanti al solito caffè
con mia sorella, ci si tuffava nei ricordi.
Ai nostri 12 anni.
Un bel pò di anni fa,
quando familiarizzavamo più facilmente.
Quando non esistevano i cellulari
e si usciva semplicemente fuori
in strada per passare tempo
con gli amici del circondario.
Eravamo felici.
Felici di trascorrere pomeriggi interi
a parlare, innamorarci, giocare.
La fissa della pallavolo c'era già allora.
Il pomeriggio aspettavamo con ansia
la puntata di Mimì e la nazionale di pallavolo,
e poi cariche di energia,
giù in strada all'appuntamento con gli amici.
Abitavamo in una strada senza uscita,
per cui alla fine della via,
in un angolo legata a due cancelli,
si metteva una rete legata alla
megliochesipoteva,
e ci si divideva in squadre.
Ma si rimaneva in strada fino a tardi,
finchè i genitori non chiamavano
almeno dieci volte perchè pronta la cena,
magari già fredda...
Eravamo veramente felici...
e lo sapevamo.
Non è vero che non lo sapevamo.
Ma tutto finisce.
Bà.


è vero, era bello giocare in strada o nei cortili con gli amici. e per chiamarsi si passava di casa in casa e si "urlava" fuori dalla porta il nome dell'amico (nei casi più educati si suonava il campanello). e poi si poteva girare in bici per tutte le vie del paese, a trovare nonne e zie.... ma credo che questo succedesse nei paesini piccoli, non so se nelle città funzionasse così. io sono contenta di aver vissuto in paese la mia infanzia /adolescenza.
RispondiEliminaCiao Marta. Già. La mia è una cittadina, ma abitavo in periferia, per cui mi sono veramente goduta l'infanzia perfetta.
RispondiEliminaCiao. Da ragazzina si giocava all'elastico, palla avvelenata, si andava sui pattini quando nei giardini c'era una quadrato cementato. Si stava nel cortile a giocare con le Barbie e si parlava tanto. È stata un'infanzia spensierata a guardare Candy Candy e a sognare.
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